La contenzione è la seconda fase di un trattamento ortodontico e inizia al momento della rimozione dell’apparecchio. Ha lo scopo di stabilizzare il risultato bloccando con apparecchi ausiliari i denti e soprattutto impedendo ai tessuti intorno al dente di esprimere la loro memoria elastica e di spostare nuovamente il dente. In più bloccano le forze presenti in bocca espresse dalla muscolatura della lingua, delle labbra e delle guance.
Come è strutturato l’apparecchio di mantenimento?
Solitamente viene eseguito mobile per l’arcata superiore e può essere una placca di Boston, apparecchio formato da un palatino in resina e arco in metallo che si appoggia sulle superficie dei denti anteriori, o può essere eseguita una semplice Essix, mascherina trasparente fatta a stampo sulla dentizione finale(la seconda molto più gestibile e meno invasiva).
La manutenzione di questa contenzione prevede la pulizia quotidiana con semplici lavaggi con lo spazzolino e settimanalmente un lavaggio con apposite pasticche effervescenti reperibili in farmacia o ai supermercati.
Nell’arcata inferiore siamo soliti adottare un apparecchio fisso costituito da un filo metallico incollato dalla parte della lingua ai denti, da canino a canino, o premolare-premolare se il caso è stato eseguito con estrazioni.
Questa contenzione non prevede molta gestione da parte del paziente se non l’igiene quotidiana della bocca e l’igiene annuale in studio.
Importante in questa fase ortodontica sono i controlli trimestrali dall’ortodontista per valutare il giusto mantenimento o l’eventuale alterazione degli apparecchi causati dalle forze che si sprigionano in bocca. Per la placca dell’arcata superiore si possono creare rotture facilmente visibili da parte del paziente, per quanto riguarda il bloccaggio fisso inferiore si possono creare crepature nella resina facilmente riparabili con materiale da otturazione, ma non visibili dal paziente stesso.
La domanda più comune è: per quanto si deve portare la contenzione?
La placca di contenzione sarà progettata in base alla gravità e alle alterazioni iniziali della terapia, quindi sarà a discrezione dell’ortodontista che valuterà anche il residuo di crescita dell’individuo e la possibile stabilità della terapia eseguita.
Tuttavia la placca dovrà essere portata tutto il giorno e tutte le notti nelle prime due settimane (da togliere soltanto per mangiare e lavarsi i denti), successivamente per i primi due anni è consigliata portarla tutte le notti e per sempre una o due notti alla settimana.
Quante volte sentiamo dire che quando nascono i denti del giudizio si muovono gli altri?
Sfatiamo un mito: in realtà non sono i denti del giudizio a spostare i “colleghi” perché non hanno una forza tale da spingere i 7 denti avanti, ma spesso non erompono correttamente e spostano il secondo molare che crea così un contatto anomalo durante i movimenti della bocca, tra cui la masticazione, alterando tutti i contatti e creando forze errate che determinano movimenti incontrollati dei denti anteriori.
Inoltre nella maggior parte delle persone il dente del giudizio erompe tra i 20 e 30 anni, periodo dove si hanno maggiori rimodellamenti ossei, soprattutto nell’arcata inferiore, creando movimenti dentali.
Per mantenere correttamente il risultato ortodontico dunque è consigliato la contenzione a vita… come si dice in gergo: fino al secondo matrimonio o oggi come oggi… anche fino al terzo!
Le foto in pagina sono tratte da “Ortognatodonzia terapia”, Edizioni Martina
Dott.sa Clio Salvaderi